lunedì 7 marzo 2011

Yavanna - Luce mia

Per quelli che passano per caso, che non sono miei amici, non leggono perchè a me fa piacere e soprattutto non sanno di cosa io stia parlando, Yavanna è il nome di un gruppo musicale (facilissimo che non lo abbiate mai sentito, hanno scelto la strada complicata dell'autoproduzione e dell'indipendenza)che seguo da un anno e mezzo a questa parte.
Non sono solita cristallizzarmi su un autore, su un gruppo o su un genere musicale, preferisco lasciare che l'istinto e il momento guidino la scelta degli ascolti... ma ogni tanto capita di essere coinvolti in una specie di magia, di trovarsi dentro a una canzone, di accorgersi che il testo parla di noi... e se la magia è completa, ci dice qualcosa che nemmeno sapevamo.
Ecco, Anita (cantante, violinista e autrice delle Yavanna) riesce a scrivere di me, come se mi conoscesse bene (e la stessa sensazione, so per certo, ce l'hanno anche altri.
La loro ultima (ma non ultima) fatica, si intitola "Luce Mia"... su Youtube gira il video con l'anteprima, io ve lo posto... e se qualcuno sente che questa musica lo racconta un po', può trovarla in vendita in tutti gli store online!





Se vi è piaciuta proprio tanto, e volete avere altre informazioni su questo gruppo:

martedì 4 gennaio 2011

Ballata per Estele





Giungon dai monti,
Guidati dalla luna,
Vien da lontano
La gente di Bor.

Si accendano fuochi
Giù nella valle,
Baciamo le fronti
Ai nostri mellyn.

Riempite le coppe
Col vino del re,
E dite ai bambini
Che corran da me.

Findo io sono
E vi narrerò
Di Estele e di ciò
Che partendo mi donò.

Una foglia d’argento
Mi pose tra le mani
Dicendo di pensarla
In giorni lontani.

A Infera mi persi
E la mia mano tremò
Il pensiero nell’ombra,
Il cuore vacillò.

Di giorni felici
Sedetti e ricordai,
Stringendo la foglia
Estele evocai.

Il ricordo di lei
Il petto mi riscaldò,
Luce e saggezza
La mia mente ritrovò.

Col cuore leggero
Infera lasciai
Alla luce del sole
Ad Estele brindai.


(ringrazio Sithron per la musica che mi ha ispirata e per la prima delle immagini che accompagnano i miei versi, ringrazio Giuse per la seconda immagine)

venerdì 6 agosto 2010

appunti di viaggio

Gocce di freddo metallo,
Piove Novembre sui pensieri
E il cielo alla finestra
Perde ancora i suoi colori.
Tornano negli occhi, grigi,
Fotogrammi di me ieri.
So che il vento spazzerà
Queste nuvole pesanti
Di ricordi che ora non vorrei.
Non so bene come e quando
Mi sia lasciata indietro tutto
E abbia intrapreso questo viaggio,
Mi sia perduta inseguendo un canto,
E mi chiedo se davvero
Sia per me questo bene
Che mi ruba il fiato in gola
Nell’ insensato timore che possa finire.






giovedì 27 maggio 2010

Musa

Sono del cielo
e porto un paio d'ali, sulla schiena,
una promessa di viaggio, di libertà.
Ti ho incontrato
su un sentiero sterrato,
in una notte d'inverno, cuore in cammino.
Come me cercavi un equilibrio
tra quello che vorresti
e quello che non sei.
Ho trovato nei tuoi occhi, nei colori del bosco,
ciò di cui avevo bisogno
e sento che sono al sicuro
sulla terra, tra le foglie, con te.
Non avere paura
di qualche mio breve volo
sarà un saluto alle stelle,
uno sguardo dall'alto al tuo mondo
e poi farò ritorno
al tuo fianco, dov'è il mio posto,
dov'è il mio cuore, dove sei tu.


Special thanks to... Musa! ;)

mercoledì 5 maggio 2010

Le fate

Le fate sono sfuggenti e, le poche volte che si lasciano sfiorare da uno sguardo, si mostrano sorridenti. Così abbiamo preso a rappresentarle sempre felici, si potrebbe immaginare siano sciocche. Ma non basta immaginarle, in loro bisogna credere, fermamente e ciecamente.
E chi ci crede sa cosa succede di notte, al sicuro tra ombre fitte e al riparo da sguardi indiscreti.
Di notte, rannicchiate nelle corolle dei fiori, le fate, piangono per il modo in cui la sacrilega bramosia dell' uomo corrompe la bellezza e sfrutta la terra per i suoi beceri scopi.
Di questo pianto, al mattino, resta traccia ovunque: sulle foglie, sui petali e sui fili d’erba. Ma un cuore disincantato non vede e non sa, chiama rugiada quel velo di lacrime che copre le cose.
Eppure basterebbe guardare bene, al di là dell’ovvio e dello scontato, vedremmo allora creaturine sconvolte da sempre nuove brutture, che ci temono e ci sfuggono.
Con le ali bagnate di pianto, non possono volare. Hanno bisogno di un raggio di sole, o della risata di un bambino, per poter librarsi nell’aria e sorvolare le loro terre. Gioiscono, danzando tra i boschi, di ogni sforzo che la natura fa per ribellarsi alle prevaricazioni umane.
Dal pianto notturno delle fate, le piante hanno nutrimento. Dal loro canto, i cuori puri sono rasserenati e spronati ad essere migliori.
Chi non crede perde la bellezza, essendo già privo di bontà, e nega ciò che i suoi occhi non meritano.
Non date retta a chi dice che non esistono, spingete il vostro sguardo oltre l’ovvio e il banale. Forse un giorno, camminando su un sentiero battuto, nei primi raggi di sole, scorgerete un fugace volo e capirete che non era una farfalla.

domenica 25 aprile 2010

Syd

E’ che pensavo a Syd, ecco cos’è questa faccia da Venerdì Santo.
Pensavo a occhi grigio cenere e labbra sottili, dalle quali usciva una voce roca, come annodata, soprattutto quando, cantando, pronunciava quei versi:
“We’re just two lost souls
Swimming in a fish bowl
Year after year…”
Pensavo alle sue mani sottili, a come mi sembrarono spettrali l’ultima volta che mi toccò, le dita strette sui miei avambracci abbronzati. Pallido, nell’ultimo sole di Settembre.
Ed è stato tutto così profetico, non è vero? Tutto quel farsi male…non lo capirò mai.
Ma quella canzone, che tanto amava, possiamo dedicargliela una volta in più, ora che somiglia così tanto al Syd cui era dedicata…ora che sembra scritta per lui!
“How I wish you were here”
Glie l’ho detto un sacco di volte, e lui non l’ha mai capito! Stupido!
E più ci penso più è vero che lo vorrei qui, e più realizzo che non tornerà. Ma sono convinta che qualcosa da fare c’era…che forse sono ancora in tempo…che comunque non capisco cosa fare!
Syd…vorrei che ci fossi tu con me, in questa notte nera e nebbiosa.
Vorrei me lo ripetessi ancora solo una volta: “la vita è solo un fottuto giro di valzer…non crucciarti baby!”
Vorrei che mi dicessi che ho la testa piena di cazzate e mi portassi a passeggiare lungo il fiume, vorrei che fossimo davanti al camino, a riscaldarci le ossa e il cuore e a bere whisky corretto caffè.
How I wish you were here… come spero che tu non sia perso per sempre!




domenica 18 aprile 2010

Everybody hurts

Il bicchiere, sul tavolinetto basso del salotto, era ancora quasi pieno.
Il suono sordo della porta, chiusa violentemente alle sue spalle, mentre se ne andava, echeggiava ancora nella stanza.
Il divano, che aveva scelto con lui, non le sembrava più così comodo, era un'isola deserta e inospitale, dove ogni minimo movimento poteva metterla di fronte a quello che le rimaneva: il calore residuo di un corpo assente.
Solitudine e silenzio le piacevano, fino a poco fa, quando conosceva il modo di porvi fine. Ora le pesano, come macigni sul cuore.
"Ti odio" gli aveva detto, in una risata isterica, guardandolo uscire.
Lo aveva detto come se non fosse vero. Lo era.
Solo ora capiva la grandezza di quel sentimento, a modo suo nobile, tanto da essere prerogativa di chi si è intensamente amato.
Si era alzata lentamente, in pochi passi era alla finestra, l'aveva aperta nel tentativo di far uscire dalla stanza l' odore stantio che sentiva, l'odore del fallimento.
L'aria pulita era entrata, assieme a un tiepido raggio di sole e agli schiamazzi dei bambini che giocavano al parco.
Eppure, tutto quello che riusciva a sentire erano il freddo e il rumore della porta, che occupava tutta la sua mente come un loop.
Doveva liberarsene e non le venne idea migliore che accendere la radio.
Mandavano gli R.E.M., con "Everybody Hurts".
Sembrava stessero suonando per lei, sentì che le parole di Michael Stipe erano per lei, in quel momento.
Gli stava dicendo che tutti soffrono, qualche volta, a tutti capita di piangere. Era caduta, ma se non avesse tirato indietro la mano, qualche buon amico l'avrebbe aiutata a rialzarsi. Non era sola.
No... non era sola. Alzò il volume della radio e si unì al canto.


"Well, everybody hurts sometimes,
Everybody cries. And everybody hurts sometimes
And everybody hurts sometimes. So, hold on, hold on
Hold on, hold on, hold on, hold on, hold on, hold on
Everybody hurts. You are not alone
"





A Moon... grazie